Crollo delle mura a Volterra, Confcommercio: “Sicurezza prioritaria, serve monitoraggio costante”

“Il crollo delle mura a ridosso di Porta San Felice poteva avere conseguenze ben più gravi, addirittura drammatiche se pensiamo al flusso di persone e studenti che transitano da quella zona nei giorni feriali, non oso immaginare cosa sarebbe potuto accadere se fosse avvenuto in un altro momento” sono le parole piene di preoccupazione del presidente di Confcommercio Volterra Sergio Brizi, che esprime “la più totale vicinanza all’intera cittadinanza e all’amministrazione comunale in un momento così delicato” invitando “allo stesso tempo il sindaco Santi a impegnarsi con tutte le sue forze e con ogni mezzo a disposizione per garantire la sicurezza di cittadini, imprese, ma anche di turisti e visitatori che specialmente con l’arrivo della bella stagione affolleranno la nostra città”. “Siamo a disposizione di imprese e attività in questo difficile momento” afferma il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli. “Volterra è conosciuta in tutto il mondo per i suoi tesori

La Multiutility, il grande scippo


La Multiutility è un grande scippo di beni comuni alle persone e alle comunità della Toscana. OraToscana 

unisce la propria voce a quella dei piccoli comuni, degli amministratori civici e indipendenti (spesso ribelli ai 

partiti nelle cui liste sono stati eletti), dei movimenti, associazioni e comitati che si sono messi di traverso 

rispetto a questa operazione di fusione di aziende che svolgono servizi pubblici in 67 dei 273 comuni della 

Toscana.

OraToscana sarà a fianco di ogni iniziativa di resistenza e di protesta, con la competenza e le capacità dei 

propri consiglieri comunali, attivisti e studiosi. Appoggeremo eventuali tentativi di resistenza attraverso gli 

istituti della partecipazione popolare, come per esempio i referendum abrogativi comunali.

In aggiunta, OraToscana lavora per un salto di qualità politica nell’impegno di tutti coloro che credono 

nelle autonomie e nell’autogoverno dei beni comuni locali . Promuoverà, non in solitudine, una iniziativa 

politica ed elettorale, di segno civico, ambientalista e autonomista, per la nostra terra, la salute, i beni comuni. 

La stratificazione di leggi nemiche dei servizi pubblici locali va combattu ta a partire dal Parlamento 

europeo, nel Parlamento italiano, nel Consiglio regionale della Toscana .

Il Trattato sul funzionamento della Unione Europea (TFUE), all’art. 106, tutela la gestione pubblica diretta e 

locale degli essenziali servizi pubblici, così come la Costituzione, se si desse piena attuazione agli articoli 5, 

43, 117 e 119. Il tradimento dei principi comunitari e costituzionali attraverso l’attuale metastasi normativa (sé 

dicente liberista, ma in realtà antiliberale, antisociale, antipopolare), va fermato, non solo con le parole, ma 

nelle urne.

Per partecipare alla nostra iniziativa politica ed elettorale

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Approfondimenti sul disastro della Multiutility

L’operazione, come si legge nelle 47 pagine della Delibera 49 del Consiglio comunale di Firenze (ex proposta 55) del 19 

ottobre 2022, coinvolge la società ALIA, che già ha incorporato antiche storiche municipalizzate dell’area fiorentina e alla 

quale saranno unite Toscana Energia, Publiacqua, Consiag, Acqua Toscana, Publiservizi.

Gli enti pubblici locali attualmente soci delle società coinvolte si ritroveranno, volenti o nolenti, azionisti di una “Holding 

Toscana”, di diritto privato, aperta a “investitori” finanziari internazionali, con una possibile quotazione in borsa. Il potere, 

però, resterà saldamente in mano al Sindaco metropolitano di Firenze e ai tecnocrati che, almeno dai tempi del decreto ​

Andrea Ronchi-Silvio Berlusconi del 2009, amministrano come mandarini la privatizzazione dei servizi pubblici locali in 

tutta la Repubblica.

“Privatizzazione” è diventata una parola impronunciabile, perché ha coinciso, non solo in Toscana, con un inarrestabile 

declino dei servizi pubblici. Una decadenza che fu frenata, ma non fermata, dalla vittoria dei difensori dell’acqua e dei 

beni pubblici nei referendum popolari del 2011.

I principali guasti che l’operazione, se non sarà fermata, produrrà sono:

1) I comuni, e quindi i cittadini, perderanno ancora ulteriore sovranità su quella aggregazione verticistica, che renderà più 

opache le relazioni industriali e le scelte di investimento, oltre che più difficile il controllo sulla qualità dei servizi erogati.

2) Non ci saranno economie di scala di alcun tipo, anzi si pagheranno le diseconomie dell’aggregazione forzata di attività 

eterogenee, perché si dovranno continuare a presidiare territori diversissimi fra di loro, rispettando normative che sono 

estremamente complesse e specifiche dei vari campi di attività. Acqua, energia, rifiuti sono servizi pubblici essenziali e 

indisponibili, che devono essere gestiti da unità operative competenti e presenti paesino per paesino, quartiere per 

quartiere. Sono attività di rilevanza economica ma solo una classe politica estremamente ignorante o assolutamente 

ipocrita può permettersi di vederle come “industrie” che possono essere centralizzate (e magari “tagliate”).

3) Continuerà la desertificazione delle competenze, che storicamente i servizi pubblici locali coltivavano e mantenevano 

in ciascuna comunità. Ci saranno meno tecnici e operatori esperti, a presidio dei servizi territorio per territorio. 

Aumenteranno le esternalizzazioni, con la creazione di lavoro meno protetto, meno competente, meno stabile, meno 

pagato . Episodi emblematici di malagestione delle riparazioni da parte di un esercito di esternalizzati precari, come 

quello che portò al disastro di Lungarno Torrigiani a Firenze nel 2016, non hanno insegnato evidentemente nulla 

all’amministrazione Nardella e ad altre.

Gli unici guadagni certi, se si proseguirà in questo avventurismo di politici che si improvvisano finanzieri, saranno quelli 

delle società di consulenza e degli investitori privati coinvolti in questa operazione, oltre che negli aumenti dei bonus e dei

benefit dei sé-dicenti manager delle aziende coinvolte.

I perdenti, non da ora e  non per colpa della guerra, sono sempre i cittadini e le piccole imprese , che subiscono gli 

aumenti delle bollette e le carenze di manutenzione delle reti.

Economia circolare, sostenibilità, energie rinnovabili, a parte la buona volontà di qualche famiglia abbiente e di qualche 

piccola impresa coraggiosa, restano solo parole buone per gli uffici stampa, per colpa di questi grossi aggregati che non 

sono più servizi pubblici (e che non potranno mai neppure diventare vere aziende private).

Nel caos normativo e politico creato da una serie di governi centralisti (di sinistra, di centro, di destra, populisti e tecnici, 

da Berlusconi, a Monti, a Letta, a Renzi, a Gentiloni, a Conte, a Draghi), a seguito di queste pericolose concentrazioni di 

potere, ben poco si sta facendo per una svolta ambientale (e anche il PNRR si mostrerà presto per la grande illusione 

ottica che è).

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