LIVORNO CITTA' DI PRESENZE ... E POVERTA'

 CITTÀ DI PRESENZE E DI POVERTÀ

Non è dato sapere da dove provenga l’assillo dell’affollamento che tiene sveglio la notte il buon Luca. Talmente tenace da indurlo a pensare che una buona amministrazione si misuri col numero di persone che semplicemente calpestano il suolo cittadino.

Affollamenti indifferenziati che tanti altri sindaci tentano invece di scongiurare, separando il grano dal loglio. 

Già, perché c’è presenza e presenza.

Ci sono le buone presenze dei turisti di provenienza esterna, che alimentano l’economia locale in quanto rilasciano alla città una parte dei loro redditi, con vacanze, villeggiature, soggiorni, visite che s’accompagnano a consumi, acquisti, spese e così via.

Poi ci sono gli addensamenti temporanei di popolazione labronica che sciama, sostanzialmente neutrali ai fini degli esiti economici. 

Per esempio, alla ressa che si concentra in piazza Mazzini per Straborgo corrisponde la desertificazione d’altre zone urbane, al pienone di bar e ristoranti di quel luogo si contrappone la magra per quelli situati altrove. 

Procurano tuttavia il disagio dei residenti che non ne sono coinvolti, con rumori, blocchi stradali, intasamenti ai parcheggi, oltre che le spese pubbliche per l’evento.

Infine ci sono le presenze dannose, le masse di foravia che s’avventano sugli eventi gratuiti, sui concerti a sbafo, tipo quelli che dispensa il Nostro. 

Di cui, l’unica testimonianza del passaggio è lo sporco, la confusione, spesso il vandalismo, oltre che il solito costo a carico dei cittadini (che stavolta sa di beffa). 

Ebbene, questa necessaria distinzione, frutto di razionalità e di buonsenso, non è un semplice cavillo dialettico, un modo ulteriore per schernirsi di Salvetti. 

Occorre urgentemente che sia acquisita a livello politico e amministrativo: un abbaglio narcisista, una convinzione insensata rischiano di orientare in modo perverso le spese del Comune. 

Meno cura per la città, meno manutenzioni, meno giardinaggio per le aiuole, meno investimenti sulle strutture, tutto sacrificato a vantaggio delle folle accalcate agli eventi.

Non vorrei che il Sindaco, travolto dal delirio dell’effimero, all’Estate più lunga affiancasse l’Inverno più corto del mondo e l’Effetto Venezia tracimasse nell’Effetto Ovosodo.

VITO BORRELLI


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