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E così, con una sorta di rito direttissimo (e a detta dell'imputato con sviluppi avvenuti a sua insaputa) il Tribunale di Livorno ha ritenuto che sussistessero le ragioni addotte dal nostro Sindaco a difesa della sua reputazione.
L'ing. Borrelli ha già fatto sapere che ricorrerà in appello e personalmente non posso che confermargli tutta la mia solidarietà.
Solo la lettura delle motivazioni del provvedimento potrà (forse) fugare i forti dubbi che i post FB incriminati siano effettivamente lesivi dell'onorabilità del dott. Salvetti.
Il quale, a mio parere, ha comunque già perso.
Non tanto, almeno per ora, sul piano giudiziario, quanto su quello dell'agire politico.
La critica politica (anche serrata) quando si ricopre un ruolo di primo piano in uno scenario cittadino, fa parte integrante degli oneri che accompagnano gli onori dell'incarico pubblico.
Non averlo capito e considerarla come oltraggiosa verso la persona conferma la difficoltà di distinguere fra la dimensione individuale e quella istituzionale.
Un atteggiamento preoccupante e contraddittorio, soprattutto se messo in atto da chi ha fatto della continua provocazione e della gratuita litigiosità (vedi anche recente attacco a Stella Sorgente) una cifra stilistica del suo mandato.
Non si dimentichi (e la locandina fragorosa del Tirreno lo conferma, se ce ne fosse bisogno) che parliamo di un Sindaco che ha a disposizione la sostanziale totalità dei media cittadini, sui quali interviene spesso in prima persona (non cioè come semplice intervistato ma come autore).
Normale quindi che chi non condivide l'indirizzo dell'Amministrazione ricerchi nei social una modalità minore, ma preziosa, per manifestare il proprio pensiero, cercando di dare concreta espressione all'art. 21 della nostra Costituzione.
Di fronte a questa evidente sperequazione di mezzi (qualche decina di interazioni contro decine di migliaia di lettori ed ascoltatori), sarebbe stato istituzionalmente adeguato evitare di impegnare l'avvocatura comunale (pagata da tutti e tutte noi), mantenendo un distacco e una illuminata tolleranza che probabilmente sono degni di profili di ben altro livello.
Infine, il Sindaco preannuncia ulteriori denunce.
Ecco, nella malaugurata ipotesi che qualcuno possa intendere questa affermazione come espressione di un disegno intimidatorio, si sappia che per fortuna a Livorno siamo ancora in tanti a non aver paura.
Né della verità, né di autorità poco autorevoli, fondate sul noto binomio di "chiacchiere e distintivo".
LUCA RIBECHINI
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