ELEZIONI IN TOSCANA: OPPORTUNITA’ DA COGLIERE PER IL CDX


 Il 12 e 13 ottobre prossimo i toscani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Presidente della Regione. A contendersi la carica di Presidente saranno quasi certamente Eugenio Giani, piddino di area “riformista", Governatore uscente, e Alessandro Tomasi, attuale sindaco di Pistoia, sostenuto da una coalizione di centrodestra, confermato tale alla scadenza, esponente di Fratelli d’Italia.

 Manca, al momento, ancora l’ok ufficiale ma, per quanto riguarda il primo, il recente nihil obstat alla candidatura di Matteo Ricci alla carica di Presidente della regione Marche da parte di Giuseppe Conte, leader del M5S, di fatto indiscusso arbitro della scelta dei contendenti nella sinistra, lascia ampiamente presagire anche qui la conferma di Giani, ovviamente a fronte di solide garanzie da parte della segreteria del PD di un buon pacchetto di assessorati riservato ai suoi uomini e, quindi di una (ulteriore) radicalizzazione dello scenario politico regionale nel caso, più che probabile, di vittoria del cosiddetto “campo largo”.

 Non pare, infatti, che in quell’area vi siano serie alternative al suddetto candidato posto che, in ambito PD, un’eventuale sostegno della Schlein a qualcuno dei suoi fidati (Furfaro?) non otterrebbe - a mio parere - il gradimento della propria base elettorale. A fronte di ciò la comoda soluzione “usato sicuro” offerta dall’ex socialista, nonché cattolico adulto, per quanto devoto (a modo suo) alla Madonna di Montenero, garantirebbe continuità all’azione dell’attuale Giunta, ponendola al riparo di imprevisti, anche al prezzo di iniettarvi un’ ulteriore dose di movimentismo anarcoide che alberga nelle viscere dei grillini.

 Di certo, tuttavia, almeno da queste parti, tale scenario dovrà fare i conti con l’imprevedibilità del “guastafeste” Matteo Renzi, che potrebbe mettersi di traverso a questa manovra, apparentemente già scritta. Ma il concreto rischio di perdere un’altra delle tradizionali roccaforti del potere post-comunista per l’eccessivo protagonismo tra il “rottamatore” e l’ “avvocato del popolo” dovrebbe, infine, far prevalere la “ragion di stato”, benché risulti sempre più chiaro a tutti l’impossibilità di far coesistere, non tanto le due prime donne (sia detto senza offesa), della politica nazionale, quanto due opposte visioni della politica entrambe presenti nella sinistra: il riformismo pragmatico, nell’un caso; il populismo movimentista, nell’altro.

 Sul fronte opposto del centro-destra, sembra non esservi dubbi sul nome di Alessandro Tomasi quale sfidante di Giani, per quanto nè la Lega, nè Forza Italia abbiano ancora dato il via libera alla sua candidatura. Ciò, tuttavia, non deve lasciar pensare ad un colpo di scena dell’ultim’ora poiché - ad oggi - non si intravedono all’orizzonte politici di un certo livello che ambiscano a  cimentarsi in una battaglia che troppi considerano già persa in partenza. Le passate plurime esperienze fallimentari non invogliano in tal senso i big del centro destra.

 Largo allora agli outsider come Tomasi a cui va riconosciuto senz’altro  la virtù del coraggio nell’ aver lanciato la sfida non tanto al Presidente uscente, quanto al radicato sistema di potere ereditato dal vecchio PCI,  perfettamente adattatosi ai cambiamenti sociali e culturali nel frattempo avvenuti, senza mai aver dovuto passare la mano ad altre formazioni che non fossero espressioni della medesima concezione della politica e del modo di amministrare la cosa pubblica.

 Quello che non è stato ancora possibile a livello regionale è stato, viceversa, possibile nei capoluoghi di provincia, una volta anch’essi ritenuti inespugnabili: oltre a Pistoia, Pisa, Siena, Grosseto, Arezzo… Ciò grazie, senza dubbio, alla presenza di validi politici locali emersi nonostante l’emarginazione sofferta (che, talvolta, da queste parti ricordava un clima da socialismo reale) ma, non di meno, all’ incuria ed all’ incapacità di chi li aveva preceduti. E qualche buon risultato si è visto, almeno per l’esperienza di chi scrive, che vive e lavora a Pisa.

 Per questo una figura come quella di Alessandro Tomasi - dal 2017 a tutt’oggi sindaco di una città come Pistoia che dal dopoguerra in poi era stata amministrata ininterrottamente da esponenti della sinistra (ed in particolare, finché è esistito, dal PCI filosovietico), al di là del pur grave episodio del patrocinio concesso al gay-pride (che non deve, tuttavia, indurre i soliti puritani all’astensione) - merita di essere apprezzata se non altro - si ripete - per il coraggio di aver raccolto la sfida: quella di rendere concretamente possibile attuare, oltre che pensare, un diverso modo di amministrare questo territorio anche a livello regionale.

 Come? E’ presto detto: in un deserto demografico che relega la Toscana tra le regioni più vecchie in Italia, attuare una robusta politica di sostegno economico e logistico alle famiglie che fanno figli; fornire assistenza anche domiciliare alle persone con gravi disabilità e cure palliative di accompagnamento nella fase terminale della vita (aiutare a vivere non a morire); introdurre il sistema dei buoni-scuola per garantire ai genitori la libertà di istruzione ed educativa per i propri figli (e non programmi, finanziati con centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici, per l’indottrinamento degli alunni all’ideologia gender fluid), ecc. ecc..

ALDO CIAPPI

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