Ilaria Bugetti, sindaco di Prato, si è dimessa davanti all'indagine per corruzione. Ma i fatti che stanno emergendo in queste ore mettono in luce qualcosa di più della condotta della sola Bugetti (e del suo vicesindaco, anch'egli indagato).
Come giustamente affermato anche dall'onorevole Donzelli, ad essere messo a nudo - a prescindere dagli esiti giudiziari - è il sistema di potere che da anni domina la Toscana: il "sistema PD". Un meccanismo intricato, ma ben oliato, che produce consenso, grazie ad incarichi e opportunità.
Non sono io deputato a decidere se questo sistema sia legale, o completamente legale, ma penso che rientri nel mio diritto osservare che si tratta di un sistema certamente discutibile e che andrebbe denunciato pubblicamente non solo dalle opposizioni, ma anche dall'informazione.
Per i media non sarebbe difficile raccontare il legame tra PD e imprenditori, associazioni, fondazioni; immagino però che la maggior parte di questi sia impegnata a tenere il conto delle enormi somme di danaro pubblico che ricevono da comuni e Regione per pubblicizzare festival, eventi, mercatini e ribotte varie.
Anche il sindaco di Prato ha vinto le elezioni al primo turno e questo dimostra ovviamente un ampio consenso. Eppure, grazie alle indagini, oggi vengono portate alla luce alcune delle dinamiche occulte di questo sistema politico. Nelle intercettazioni rese pubbliche - prassi che in uno spirito garantista non condivido, ma fatto del quale non si può non prendere atto - l'imprenditore Matteini Bresci definisce il sindaco Bugetti il suo "attrezzo". Attrezzo per fare cosa? Emergerebbero, inoltre, finanziamenti elettorali e, soprattutto, un rapporto di lavoro tenuto segreto in cui Bugetti risulta assunta da una società collegata all'imprenditore.
Non sarebbe certo una novità che un sindaco sia dipendente di un importante imprenditore di quel territorio e che si trovi nella situazione di dover esercitare le proprie funzioni su questioni di interesse del proprio "datore di lavoro". Tuttavia il risultato non è sempre lo stesso: il sindaco di Prato è indagato per corruzione, altrove fila tutto liscio nonostante ripetuti esposti di cittadini e comitati e denunce pubbliche di esponenti politici.
Forse a Prato sono semplicemente più sfortunati: l'indagine non nasce infatti dalla Procura di "provincia", ma dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri. Tradotto: sono servite le "forze speciali", non collegate al territorio, per portarci a conoscenza di questa situazione. E, badate bene, la DDA è incappata nel sindaco Bugetti solo partendo da un'indagine già aperta sulla mafia cinese.
Insomma, siamo davanti a circostanze del tutto eccezionali: qua tocca addirittura dire grazie alla mafia cinese.
Occhio, infine, al retroscena riportato da Mario Neri. Secondo il giornalista, nel PD avrebbero spinto Bugetti alle dimissioni perché «sta arrivando altra roba». Ma come avrebbero fatto quelli del PD a conoscere già i futuri sviluppi dell'indagine? Forse è proprio questa la domanda che racconta meglio il sistema PD.
ALESSANDRO PERINI
CONSIGLIERE COMUNALE FDI LIVORNO
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