LIVORNO UNA CITTA' IN PIENO DISFACIMENTO TECNICO E MORALE di Vito Borrelli

 La città è in pieno disfacimento tecnico e morale, la metastasi è conclamata, non ci sono cure che tengano. 

Gli episodi di mala gestione si sovrappongono, si ampliano, l’azione amministrativa locale lascia sbalorditi per la sua sfrontata pochezza.

Solo nella giornata odierna, si manifestano numerosi fronti di crisi che pretendono attenzione, e non sappiamo dove rivolgere lo sguardo.

IL PORTO.

Con una clamorosa supplenza nei confronti dell’Autorità portuale, Prefetto e Ministero mirano a scongiurare l’assegnazione per vie abborracciate (a Aponte e soci) della concessione del futuro megaterminal. 

È stato fatto passare per "Manifestazione d’interesse" un interessamento informale, e su questa pantomima le satrapie locali intendono fondare un procedimento amministrativo dubbio, definito di partenariato pubblico-privato. 

Lo scontro si focalizza sull’utilizzazione delle colmate man mano che vengono bonificate. Una scelta che, ove fosse attuata, romperebbe le uova nel paniere a Guerrieri, Salvetti e i loro amici.

IL TORRINO DELLA CESCHINA.

Le intenzioni di recupero (insieme al parco) sono ricorsivamente proclamate da almeno vent’anni. Le dichiarazioni oggi rese dal Sindaco rasentano la spudoratezza dell’assurdo: “i crolli non rallenteranno il percorso in atto”.

In effetti non ce n’è bisogno, veniamo a sapere che persino il progetto dev’essere ancora redatto, e si porterà via almeno tutto il ’25. 

Torna alla mente, per analogia, il muraglione del Fosso Reale, agli Olandesi, vergognosamente crollato 35 anni fa e ancora da restaurare.

I MODULI PER LE MICHELI.

Lascia perplessi che quei prefabbricati siano stati venduti per nuovi. Le infiltrazioni non costituiscono un episodio anomalo e isolato: paiono invece usuali, ricorrenti. Sono dunque da collegarsi a fattori di sistema, a degradi o anomalie strutturali generalizzati.

Ciò appare strano per manufatti così elementari: c’è sicuramente un’inghippo che non ci è noto. Non sembra possibile che un’Azienda esperta e titolata possa realizzare strutture così incredibilmente difettose.

C’è di sicuro un'accettazione della fornitura priva d'un attenta ricognizione e di idonei collaudi.

Finiamola qui, ma ci sarebbe da dire su molti altri episodi. 

Insisto allora sulla grave questione, che più volte ho rilevato: la crisi micidiale della cultura istituzionale cittadina nel settore delle opere pubbliche. 

Che s’accompagna col protagonismo abnorme di sindaco presidenti e assessori per competenze che non spettano loro. E, di converso, il ruolo ridimensionato di dirigenti, responsabili del procedimento e direttori dei lavori, rimpiazzati proceduralmente nel rapporto e nel dialogo con le Imprese appaltatrici.

Il cantiere, il lavoro pubblico, diventano peraltro scenario privilegiato dell’esibizionismo di personaggi improvvisati che governano la città, ai quali interessa la visibilità più che il corretto agire istituzionale. 

Sennonché, compromesso da un interventismo abusivo col quale sottrae compiti e responsabilità all'area tecnica, quel personale politico non è poi nelle condizioni d'attuare il doveroso e imparziale controllo degli atti (e l'eventuale sanzionamento).

Non è in grado di pretendere il risultato atteso, né il rispetto delle tempistiche contrattuali. S'instaura un clima di comunella.

VITO BORRELLI


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