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L’incapacità di correggersi, il diabolico perseverare nell’errore, chiudendosi all’adattamento per circostanze strutturali clamorosamente mutate.
E l'adattamento, come tutti sanno, costituisce il principale motore dell’evoluzione. Altrimenti muori, ti estingui.
Prendiamo com'esempio la vicenda portuale.
Le ultime iniziative del Viceministro Rixi e del Prefetto Dionisi, che hanno di fatto commissariato la governance locale, sanciscono in modo palmare la crisi finale della Darsena Europa.
Il Governo, criticando esplicitamente i ritardi, ha preteso che almeno le opere in corso, di bonifica e consolidamento delle vasche di colmata, siano messe a reddito ancor prima delle opere a mare. Con la concessione autonoma dei nuovi piazzali, scorporata da tutto il resto.
Come a dire che non confida nella conclusione positiva del progetto faraonico iniziale.
In effetti, al di là delle reticenze di Guerrieri (che nasconde le difficoltà) e delle dabbenaggini di Salvetti (che frequenta un universo immaginario), l’iter d’approvazione, per ogni passo avanti ne compie due indietro.
A oggi sembrano ancora lontane le soluzioni per le problematiche ambientali e finanziarie (dopo ben dieci anni di traversie e di errori).
Tutto questo in un quadro internazionale che ha stravolto il contesto geoeconomico originario, mostrando tutto l’azzardo delle premesse assunte nello studio di fattibilità.
Che fare dunque, reinterpretare il mondo per come si prospetta nel medio-lungo periodo?
prender atto degli ostacoli invalicabili, sempre sottovalutati?
chieder ammenda per gli errori commessi e rielaborare un nuovo progetto più rispettoso dei manifesti vincoli economici, ambientali, finanziari?
Macché, la scelta, ottusa per l’appunto, è di cozzare contro la coriacea realtà, mandando a puttane ogni prospettiva di rilancio per la città.
Ecco perché la nostra speranza di salvezza collettiva si coniuga con la radicale sostituzione delle incapaci classi dirigenti locali, a cominciare dal Presidente dell’Autorità portuale.
VITO BORRELLI
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