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RIO MAGGIORE DI LIVORNO : STOP ALLO STOMBAMENTO SÌ È SCOPERTO ORA CHE C’È L’ACCADEMIA? SVOLTA DEI TECNICI E SILENZIO DEI POLITICI
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È passata stranamente sotto silenzio una notizia pubblicata dal “Tirreno” il 17 dicembre relativa all’interruzione dello stombamento del Rio Maggiore: lo scoperchiamento del corso d’acqua, a ribaltamento del progetto iniziale, sarà interrotto all’altezza di via Toti a poche decine di metri dal viale Italia e sarà creato un non meglio precisato scolmatore lungo 280 metri “in affiancamento allo scarico del tombamento esistente”. Lo ha fatto sapere il Genio Civile, l’ente tecnico che per conto della Regione ha progettato e porta avanti i lavori di messa in sicurezza idraulica in varie zone cittadine dopo la catastrofica alluvione del 2017. Opere che, vogliamo sperare, siano state concordate con il Comune. Intanto la Regione, dopo una convocazione a Firenze della Conferenza dei servizi, ha escluso con un decreto la parte del progetto relativo alla foce dalla valutazione di impatto ambientale. Un modo per accelerare i tempi ed avere meno vincoli, compresa la partecipazione alla decisione dei cittadini interessati.
La riapertura dell’intero tratto del rio interrato, compresa la parte sotto viale Italia all’altezza della parte sud di Barriera Margherita e all’interno dell’Accademia Navale, era stata ritenuta indispensabile nel progetto iniziale per mettere in sicurezza l’intera zona a valle della vastissima zona del Nuovo Centro di proprietà del gruppo Fremura che è stata urbanizzata e lastricata di asfalto e cemento nel corso degli ultimi quindici anni. Piuttosto che estendere il volume delle casse di espansione per contenere le piene del Rio Maggiore in tale area (dove ci sono previsioni di ulteriori costruzioni commerciali ed abitative e quindi c’è bisogno di suolo da consumare) si è preferito lo stombamento del corso d’acqua nella zona densamente abitata tra via delle Ardenza e il mare. Una decisione che ha suscitato non poche proteste tra gli abitanti per l’abbattimento di alberi, sventramento di zone verdi, eliminazione di parcheggi e per il forte odore di fogna che emana il rio riportato alla luce a causa degli scarichi neri abusivi che finivano nel tratto sotterraneo. Lo stombamento era stato valutato con perplessità soprattutto perché la tracimazione del rio Maggiore avvenne tra il ponte di via dell’Ardenza e quello di via Cattaneo e quindi a monte del tratto interrato.
Comunque, a torto o a ragione, i lavori sono iniziati due anni e mezzo fa: il corso d’acqua è stato riportato alla luce, irreggimentato nonostante la portata d’acqua rilevante in un percorso necessariamente non lineare. Un tecnico del comitato alluvionati lo ha definito “un obbrobrio ingegneristico: una sorta di pista di bob idraulica che passa tra i palazzi e fa curve ad angolo retto”.
E ora all’ultimo atto del contestato progetto si fa marcia indietro sullo stombamento: perché? Ci si è resi conto che attraversare viale Italia (come previsto dallo studio iniziale) sarebbe stato troppo impattante e complicato? L’Accademia, che è un’area militare, ha negato per ragioni di sicurezza di poter essere attraversata da un corso d’acqua a cielo aperto? Qualcuno si era dimenticato di concludere un accordo con l’ammiraglio comandante prima di iniziare i lavori? Dove passerà l’annunciato canale scolmatore lungo 280 metri? Lungo viale Italia per aggirare l’antico istituto marinaro? O sarà interrato con buona pace delle migliaia di cittadini che hanno subito anni di disagi e danni patrimoniali per il ridotto valore delle loro case causa i lavori di stombamento?
È sorprendente scoprire da una notizia di giornale buttata lì, senza approfondimenti e reazioni, che la parte più importante e conclusiva di un’opera pubblica rilevante (previsione di spesa 38 milioni di euro) venga stravolta rispetto al progetto originario. Lo scolmatore sarà altrettanto efficace dello stombamento? Ce lo auguriamo tutti.
Dicevamo all’inizio che questo sconvolgimento della parte finale del progetto, che pur suscita molti interrogativi, è stato assorbito senza un accenno di reazione pubblica da parte di chi dovrebbe rappresentare i cittadini. Non pervenuti il sindaco, né gli assessori all’Urbanistica e ai Lavori pubblici: come se la cosa non li riguardasse. Della serie: i lavori li fa la Regione…
Eppure nel febbraio del 2021, all’inaugurazione del primo lotto di lavori, Luca Salvetti (con l’altro pubblicista di Telegranducato promosso alla politica dal Pd, Gazzetti) e l’assessore comunale Cepparello misero la faccia - pur semicoperta dalla mascherina - sull’operazione reggendo il nastro al presidente Giani. Ora che si profila un bel problema preferiscono tacere e lasciar fare alla Regione?
ALESSANDRO BARABINO

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