IL PORTO DI CARRARA E’ STATO FAGOCITATO DA LA SPEZIA: PER NOI NESSUN VANTAGGIO.E’ IL MOMENTO DI TORNARE IN TOSCANA PER SALVARE LO SCALO E LA NOSTRA ECONOMIA




“Non abbiamo ottenuto nulla in 10 anni di accorpamento con La Spezia e rischiamo di perdere tutto in un futuro anche molto prossimo. Il porto di Marina di Carrara deve tornare in Toscana o saremo fagocitati dalla crisi di La Spezia che ha tolto competenze, professionalità e ricchezza fino a svuotare Carrara quasi del tutto”. Il presidente della Confartigianato Massa Carrara Lunigiana,


lancia l’allarme e sostiene con convinzione l’ipotesi del ritorno ‘amministrativo e tecnico’ in Toscana del porto di Carrara, nell’autorità portuale del Mar Tirreno Settentrionale insieme a Livorno e Piombino.



Questa sembra d’altronde la direzione presa dalla politica, dal presidente della Regione Eugenio Giani, dando seguito in tal senso alle dichiarazioni dell’onorevole Andrea Barabotti, deputato del territorio e del partito del Ministro dei trasporti. Anche tutto il consiglio regionale ha votato all’unanimità pochi giorni fa una mozione presentata dalla Lega, emendata dal Partito democratico, con cui si impegna la Regione a riportare il porto di Carrara sotto l’egida della Toscana.


“Quella che doveva essere una fusione si è trasformata in breve tempo in un’annessione da parte di La Spezia – incalza Chericoni – visto che non abbiamo mai espresso né un presidente né un segretario generale del territorio toscano. Non solo. Piano piano ma inesorabilmente il porto di Carrara è stato privato di ogni potere decisionale, svuotato di funzioni. Tutto è stato portato a La Spezia, anche in parziale violazione con quelle che sono le normative sugli accorpamenti determinate dalla legge Delrio del 2016. Non è stato più nominato un direttore del porto, non c’è più un responsabile del demanio, non si gestiscono più appalti e manutenzione. Persino i dragaggi, di cui Spezia non ha bisogno, sono stati portati via da Carrara. Mentre Spezia assumeva, a Carrara non si reintegravano neppure i pensionamenti. Da una stima del Ministero che avremmo dovuto essere 16 dipendenti siamo a 8 più 1 interinale. Se si continua così sarà inevitabile la chiusura dell’autorità, sacrificato sull’altare della sopravvivenza di Spezia, ormai schiacciata sul mercato dei container fra i grandi poli di Genova e Livorno, in fase di espansione”. Chericoni rimarca anche “l’assenza di investimenti sui traffici o sulle infrastrutture. I numeri fatti dal porto in questi ultimi anni, molto positivi, dipendono tutti da contratti in essere ben prima dell’accorpamento con La Spezia: Baker Hughes, lapideo, Grendi. Nulla di nuovo è stato portato. Le crociere? Qui vengono smistate le navi di scarso interesse: facciamo il 2% dei traffici di Spezia. E il travel lift? Nonostante quasi 10 anni di richieste, non è mai stato realizzato e ancora si aspetta. Forse perché non c’è l’interesse a fare concorrenza a Spezia dove ci sono quasi gli stessi operatori di Massa Carrara? A pensar male si fa peccato, diceva qualcuno, ma spesso ci si azzecca”.


In merito al Piano regolatore del porto, poi, un ritorno in Toscana non bloccherebbe l’iter già in essere. “Però un altro dubbio ci sorge – continua il presidente di Confartigianato -. Il precedente Prp fu bloccato dal settore ambiente. Oggi, invece, a mettere i paletti fra le ruote e chiedere corpose integrazioni è stato il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che invece lavora fianco a fianco con le Autorità Portuali e di solito non si mette di traverso. Forse l’Autorità Portuale della Liguria non ha fatto tutto quello che si doveva?”. Un ritorno necessario anche sotto il profilo amministrativo e urbanistico: “Non possiamo avere la testa in Liguria e il corpo in Toscana perché gli strumenti di pianificazione, di tutela, di formazione, di lavoro, vengono decisi dalla Regione e la Toscana non può investire su un’appendice ligure. La stessa Zls rischia di restare monca perché noi siamo dentro una Zona logistica semplificata legata a Livorno, Piombino e Portoferraio, non in quella di Spezia. Per questo – conclude Chericoni– sosteniamo con forza il ritorno in Toscana del porto di Massa Carrara, a seguito di un accordo con Livorno e l’Autorità Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, che garantisca la presenza nella governance del porto di Marina di Carrara per assicurare un futuro al nostro scalo, con investimenti commerciali e strutturali, compreso il ripascimento che per noi resta fondamentale visto che la nostra costa vive di turismo balneare”.


Confartigianato Massa Carrara



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