È un infinito pingpong tra coloro che denunciano le condizioni rovinose di Livorno (anche il Tirreno, celebrate ormai le elezioni), e il Sindaco che esalta i miglioramenti da lui apportati.
A inasprire gli animi provvedono, per giunta, quelle claques piddine che, ai soli fini provocatori, chiosano il dibattito coi ‘bravo Luca’ o ‘avanti così Luca’ di rito.
Non se n’esce più, pare una guerra tribale.
Sullo sfondo riscontriamo una città penosa, coi transennamenti perpetui, i cantieri eterni, i Fossi storici abbandonati, il Centro degradato, le aree mercatali allo sfascio, i negozi che chiudono mentre i supermercati continuano a moltiplicarsi, le fognature inadeguate e via dicendo.
Coi tanti progetti velleitari che si trascinano da decenni, fantasticati coi rendering e con risorse finanziarie sfuggenti.
Il porto declinante, le industrie assenti, il cemento urbano incombente, la meglio gioventù emigrante.
E tuttavia,
- mai una riflessione onesta da parte delle Istituzioni cittadine, magari allargata alla cittadinanza esperta,
- mai una seria occasione d’approfondimento e di consapevolezza,
- mai un appello alla responsabilità collettiva con la chiamata alla collaborazione,
- mai un ampio coinvolgimento partecipativo.
Solo sprezzante e ottusa autodifesa, irragionevole vanteria, il panico d’uscir dal confronto con l'ossa rotte.
(che mascherano un non risolto complesso d’inferiorità)
Accompagnati dalla costante eccitazione d’un tifo partigiano e aggressivo, che si dimentica del bel gioco e mira solo a mantenere i vantaggi d'un primato solitario.
È la subcultura di 'LivornOlé' adattata all'amministrazione pubblica.
VITO BORRELLI
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