LIVORNO TRA DEMOLIZIONI E NUOVE CEMENTIFICAZIONI di Vito Borrelli

 In ogni città europea il verde urbano è curato, i manti erbosi dei prati immensi sono rasati alla perfezione, i giardini contengono roseti variopinti e profumati, i vialetti sono delimitati e ben manutenuti. Per la gioia dei cittadini.

Per non dire a Londra, che vanta un sistema di parchi centrali unico.

Di contro, a Livorno le tre aiuole in centro mostrano lo squallore più deprimente, un parco urbano è trasformato in area edificabile.

Ma perché questa nostra città è condannata al disinteresse per la dimensione della cura di ciò che esiste?

Possibile che non riesca a dotarsi di cultura amministrativa e di senso civico, che sia così incapace di gestire e conservare i beni collettivi?

Sono riflessioni che vengono alla mente leggendo sul Tirreno delle baracchine di Toraldo sul viale Italia, andate in malora a causa delle infiltrazioni.

Una cronaca nella quale le infiltrazioni sono assunte alla stregua di punizione divina, processo inarrestabile che porta all'ineludibile tragico destino finale, una nemesi ritorsiva che l’uomo miserello non riesce a contrastare. 

Nossignori!

Le infiltrazioni, io me ne intendo, scaturiscono dalla rottura d’una copertura, d’una guaina, da una pendenza sbagliata, da uno smaltimento inadatto. E si riparano con facilità.

E così arriviamo all’essenza del problema, ovvero alla ‘manutenzione’, quest'attività così sconosciuta e poco praticata.

Un’occupazione oscura e poco gratificante che, ohibò, mira a conservare qualcosa che altri hanno realizzato, e non consente rendering e glorificazioni personali ai politici presuntuosi e inetti.

Vuoi mettere l’impronta consacrativa, nella prospettiva storica della città, d'ogni realizzazione che produca uno strabiliante cambio di scenario?

Magari trasformando il Parterre in monoblocco ospedaliero, sostituendo una palladiana col pavimento a formaggini, o piazzando una tettoia rossa davanti al Mercato delle Vettovaglie?

VITO BORRELLI


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