Il titolo di questo post è un simpatico modo di dire che i livornesi dicono a loro stessi e che ricomprende molta filosofia della mentalità labronica.
E ne ricomprende anche gli incredibili limiti e la rassegnazione di una comunità che pur di non faticare per migliorarsi si crogiola nell’idea che prendere il Sole due ore sugli scogli dell’Accademia possa risolvere tutti i problemi di una vita.
Io sono nella privilegiatissima posizione di essere Ingegnere all’Ardenza e dunque dovrei sentirmi nel migliore dei mondi possibili, in un eden in terra che mi permette di avere una bella professione socialmente riconosciuta e nel frattempo godermi anche la naturale rilassatezza di questa città affacciata sul mare.
Purtroppo non è così.
Noi livornesi siamo abituati a mascherare la nostra inferiorità culturale usando questi modi di dire ma quando questi trascendono il loro senso goliardico e diventano cultura generale o peggio, linea politica, allora i problemi si aggravano e precipitano in una spirale.
Nel mentre noi ci trastulliamo raccontandoci la frottola che Livorno è la città migliore del mondo solo perché possiamo prendere il sole sugli scogli in pausa pranzo, la vituperata Milano si espande, si accresce, diventa una capitale europea persino più influente di Roma, dove si innova, si sperimenta, si progetta il futuro che noi nemmeno vedremo. Ma senza scomodare una metropoli come Milano, basta scendere a Pisa, per vedere una città che cresce, con un Centro di Ricerche Nazionale, un grandissimo ospedale di caratura regionale, un aeroporto internazionale, una Università quotata e ben due Scuole Superiori al top europeo, un museo (Palazzo Blu) con esposizioni di richiamo nazionale anno dopo anno.
E da Ingegnere all’Ardenza dispiace dover sentire nell’arco di una settimana episodi che denotano una società in caduta libera: prima una collega progettista si lamenta del fatto che i clienti livornesi trovano i più ridicoli difetti nelle ristrutturazioni pur di non pagare il pattuito, poi un imprenditore edile che, pur abitando a Livorno, lavora in provincia di Pisa e Firenze perché la gente è più seria e puntuale nei pagamenti, poi una proprietaria di immobili che si lamenta del fatto che i livornesi tendono a non pagare gli affitti o solo quando fa loro comodo, disattendendo i contratti che nessuno li ha obbligati a firmare.
Non mi stupisco purtroppo e la chiave di lettura di questi fenomeni di disgregazione sociale mettono Livorno in cima a brutte classifiche quali, i primi posti per furti, i primi posti per indebitamento delle famiglie, i primi posti per patologie legate alle dipendenze da droghe, giochi ed alcool. Tristezza che anneghiamo nella “Estate più lunga del Mondo” e nell’autoassoluzione al Sole e al salmastro.
E così, mentre Pisa negli ultimi 10 anni rimane stabile e ferma tra 89.000 e 90.000 abitanti residenti, Livorno perde 1.000 abitanti all’anno scendendo da 161.000 a 151.000.
Come mai dunque, se a Livorno si vive così bene tanto da potersi permettere il “lusso” di essere “Disoccupati all’Ardenza”, la città si spopola e precipita?
“E criticare chi mal governa è il più grande atto d’amore verso la propria città.” Riconoscere che il problema esista è il primo passo per poterlo risolvere.
EDOARDO MARCHETTI
ORIZZONTI COMUNI
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