Siamo abituati a trasalire per le stramberie della coppia Salvetti/Viviani. La lista è lunga.
La piscina d’un ettaro stoppata all’ippodromo con la successiva rifunzionalizzazione senza illuminazione, la discoteca in piazza Grande, le ribotte alla Fortezza vecchia, una tettoia rossa illegale in via Buontalenti, la cancellazione della palladiana in via Grande pensando di realizzar lavori come se i porticati fossero del Comune, un ospedale al Parco Pertini e la demolizione di tutte le belle e costose strutture ospedaliere realizzate negli ultimi quarant’anni, uno spazio pedonale riservato al passeggio davanti alla Stazione centrale, la ciclabile in via Galilei, il mercato ortofrutta nell’uliveta, la costruzione di nuovi capannoni al posto delle vasche d’espansione al Levante, finanziamenti pubblici per l’edilizia sociale inutilizzati….
E la frenetica pulsione festaiola, con sagre, baracche, bancarelle, bisbocce sparse dappertutto.
Ma l’intervista di oggi sul Tirreno denota il nostro Sindaco come un minaccioso pericolo per la città, per i suoi valori di tolleranza, per l’amore della dialettica politica, per la tradizione di sintesi compositiva degli interessi e delle visioni diverse.
In Consiglio comunale, su un passaggio urbanistico delicato derubricato a questione tecnica, non ha preso la parola, inventando la fattispecie di democrazia silente.
Ha irriso a tutte le opposizioni, delegittimandole in quanto rappresentanza degli elettori. Dichiara d’esser il solo che può interpretare la città.
Non risponde infastidito alle legittime osservazioni tecniche e economiche, poste peraltro correttamente con dovizie d’argomentazioni.
Definisce il referendum cittadino come giochino della vecchia politica.
Insomma, ci sono ormai tutti i presupposti a che Livorno, con la sua Amministrazione comunale e l'Ospedale, diventi un caso nazionale.
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VITO BORRELLI
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